Con la rinascita delle città nell'XI secolo e la ripresa delle attività artigianali, i nuovi ceti urbani si riunirono per liberarsi dai vincoli feudali e dall'autorità imperiale, creando una nuova realtà politica, il Comune.
Il Comune nacque quindi con l'intento di esprimere la lotta per l'emancipazione dalla soggezione feudale, che dà luogo a una profonda trasformazione sociale, caratterizzata dal rifiorire delle attività commerciali e l'emergere della borghesia.
In realtà il tentativo di ricondurre ad un'unica ragione storica la nascita del comune non ha fornito buoni esiti: un fenomeno complesso, esteso diacronicamente e sincronicamente non può essere originato rigidamente da un unico evento o da una medesima causa.
Fra le teorie sull'origine del comune, tutte possono essere utilizzate per descrivere fattori incidenti sull'insorgenza del fenomeno:l'opposizione al sistema feudale (anche se, come ha notato Cortese, sorgono comuni anche in zone scarsamente feudalizzate, come l'Italia meridionale e la costa veneta; spesso inoltre famiglie legate a questo sistema favoriscono il sorgere dell'ordinamento comunale e occupano all'interno di esso posizioni di rilievo);la presenza di un Vescovo, eletto dal popolo e dunque fornito della legittimazione sia spirituale, sia politica necessaria per legittimare un governo cittadino.
L'insorgere e l'affermarsi di fenomeni associativi, le coniurationes fra gruppi di cittadini.
Il progressivo complicarsi del sistema delle relazioni sociali e commerciali frutto della ripresa economica e demografica che comporta la necessità di una nuova normazione e di un controllo più efficace sul territorio.